BIOGRAFIA
- Alcune tappe in un percorso per l'arte
Maria Luisa Zappi nasce a Ferrara e vi resta solo fino ai primi '50, al completamento del terzo anno alla "Dosso Dossi", ove allora insegnavano i maggiori esponenti dell'arte ferrarese del tempo, ad esempio Aimone Bisi, Ulderico Fabbri, Danilo Farinella, Ervardo Fioravanti, Laerte Milani, Giuseppe Virgili e Nemesio Orsatti. Quest'ultimo, in una sua mostra al ridotto del Teatro comunale, le fa esporre un primo quadro (Gerani) accanto ad opere di Tassini e di altri.
La scelta, scolastica e di vita, indirizzata all'arte, può essere stata inconsciamente influenzata da una particolare circostanza; era pro-zia di Maria Luisa, la nota eclettica artista Clara Zappi (1897-1973), già allieva di Adolfo de Carolis e Augusto Majani, pittrice, scenografia, ceramista, illustratrice, dedita alle arti applicate (decoro di stoffe, ventagli, mobili, oggetti bathik, ecc.) dagli stilemi recuperati dal liberty o decò oppure ammiccanti a Funi.
Dopo il triennio, Maria Luisa si porta a Padova per poter frequentare, nella vicina Venezia, le lezioni del primo corso dell'Accademia, tenute da Cadorin e Santommaso; interrotti da un lungo soggiorno a Treviso, poi brevemente a Bologna, gli studi accademici si concludono, negli anni '60, con il diploma in pittura conseguito con Primo Conti a Firenze, città eletta a dimora per perfezionare ed esercitare la propria espressione artistica.
Nel 1975, quando si trasferisce a Legnano, la Zappi ha già conosciuto o collaborato con Annigoni, Afro, Guttuso; la sua maturità artistica, costruita su eclettiche esperienze e sperimentazioni, le consente di agire con sicurezza, creatività e determinazione a tutto campo. Anche nelle città citate però aveva già partecipato a mostre collettive ed aveva allestito molte personali, che le avevano procurato soddisfazioni, consensi e premi.
Il periodo più intenso è compreso tra il 1959 e il 1978, anni in cui Zappi presenta molte personali nelle gallerie "Lo Sprone", "Guelfa" e del Circolo della Stampa di Firenze, "Giraldo" di Treviso, "La Pensilina" di Legnano. Nel 1976 si registra un ritorno a Ferrara, alla galleria "Pomposiana"; in quell'occasione un anonimo recensore di un giornale locale parla della "sua predilezione", allora, per l'impressionismo ed il macchiaiolo, assunta in terra toscana, e dice che <<...la pittura della Zappi si nutre di molti soggetti: vi troviamo fiori, paesaggi dai vivaci toni coloristici ed opere di carattere religioso dall'intensa spiritualità. Infine dei pastelli con volti di bimbo avvolti in atmosfera di gioiosa serenità...>>.
Questo ed altri articoli che la riguardano testimoniano, oltre ai consensi critici, che in quegli anni la pittura della Zappi è ancora legata alla tradizione figurativa, nonostante che già attorno al 1970 il fatto avesse fatto meravigliare un redattore de "L'Avvenire d'Italia" che le riconosceva <<un commovente e coraggioso atto di fede>> in un periodo di "falsa avanguardia e di esperienze nuove".